Cap. 3 – Il Medico di Medicina Generale, AFT e UCCP

Capitolo del Manuale per Operatori di Sanità Pubblica “Governare l’Assistenza Primaria”

Autore: Aurelio Sessa

Indice del capitolo:

Parte di questo capitolo è il risultato degli elaborati messi a punto dai partecipanti al 9° Workhop della SIMG Lombardia svoltosi a Siusi (Bolzano) il 15-17 gennaio 2015.

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Nel 2012 la legge n° 158, nota anche come Legge Balduzzi, prevedeva che le Cure Primarie si costituissero in forme organizzate sotto il nome di Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) o Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). Le prime come reti monoprofessionali mentre le seconde come reti multiprofessionali che prevedevano la presenza di ulteriore personale sanitario (specialisti, riabilitatori, ostetriche e tecnici sanitari).

Il Patto della Salute 2014-2016 ha decretato che AFT e UCCP, entro sei mesi dalla stipula dei nuovi Accordi Collettivi Nazionali, e comunque non oltre la vigenza del Patto stesso, debbano costituire le uniche forme di aggregazione delle Cure Primarie.

La storia che vede i Medici di Medicina Generale (MMG) che operano in gruppo o in forma aggregata ha dei riferimenti e modelli strutturati e consolidati nel nord Europa e nel mondo anglosassone. Le group practice nascono inizialmente e principalmente per motivi logistico-organizzativi per far fronte ad una assistenza H24 e D365 e anche i legati ad una economia di scala per poter suddividere personale e attrezzatura.

Ma nel tempo la funzione delle AFT sarà anche quella di condividere percorsi assistenziali, linee guida, auditing e strumenti professionali oltre che obiettivi di budget ed operare una vera integrazione tra queste reti sul territorio e l’ospedale di riferimento, anche per via telematica.

Prendiamo in esame il caso della Lombardia, Regione che si trova in posizione intermedia a livello nazionale per quanto riguarda l’attivazione di AFT e UCCP: nella legge regionale Lombarda di riordino della sanità (Legge Regionale n. 23 dell’11/8/2015) tra le funzioni delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS – ex Aziende Sanitarie Locali) è previsto il “governo del percorso di presa in carico della persona in tutta la rete dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali, anche attraverso la valutazione multidimensionale e personalizzata dei bisogno e secondo il principio dell’appropriatezza e garanzia della continuità assistenziale”. Le Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ex Aziende Ospedaliere, cui vengono affidati anche servizi territoriali) devono contribuire a “garantire la continuità di presa in carico della persona nel proprio contesto di vita, anche attraverso articolazioni organizzative a rete e modelli integrati tra ospedale e territorio, compreso il raccordo con il sistema delle cure primarie”. La legge regionale assegna inoltre all’Area delle Cure Primarie la “definizione di una rete integrata di servizi finalizzati all’erogazione delle cure primarie al fine di garantire la continuità dell’assistenza” compresa “l’individuazione e l’intercettazione della domanda di salute con la presa in carico dell’utente e il governo dei percorsi sanitari, socio-sanitari e sociali”.

A livello nazionale, alcune Regioni hanno già messo in atto varie articolazioni funzionali e organizzative allo scopo di gestire le patologie croniche (principale voce della spesa sanitaria in una società ad altra prevalenza di anziani) attraverso modalità gestionali diverse (Chronic Care Model in Toscana, Adjusted Clinical Group nel Veneto, Chronic Related Group in Lombardia) così come sono iniziate esperienze costitutive di AFT e UCCP.

Le parole chiave per una Medicina Generale moderna
Presa in carico della persona
Rete dei Servizi
Continuità dell’Assistenza
Governo dei percorsi integrati territorio-ospedale

Riprendendo l’esempio della Lombardia, nel 2015 le ASL hanno individuato le AFT della Medicina Generale, dei Pediatri di Famiglia (PDF) e dei Medici di Continuità Assistenziale (MCA) realizzando una prima mappatura territoriale che dovrà essere verificata dalle Agenzie di Tutela della Salute e resa coerente con il nuovo assetto territoriale.

Attualmente le AFT sono configurate geograficamente ma dovranno essere “riempite” di contenuti e progettualità che le rendano veramente funzionali e finalizzate alla loro mission.

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Quali compiti per le AFT e le UCCP?

Con l’AFT viene a configurarsi un modello di continuità dell’assistenza dove viene mantenuto il rapporto fiduciario tra il medico (MMG e PDF) e il proprio assistito, ma l’unità elementare di erogazione delle cure sarà dell’AFT e non più del singolo medico.

Possiamo pensare quali saranno i compiti e le funzioni in seno a queste AFT (Tabella 1).

Tabella 1. Compiti, funzioni e contenuti delle AFT e UCCP 
1.     Attività di Coordinamento delle AFT e delle UCCP
2.     Continuità Assistenziale
3.     Messa in rete delle cartelle cliniche degli assistiti delle AFT
4.     Personale di studio (segretariale e infermieristico)
5.     AFT come sistema a rete (Hub and Spoke)
6.     Strumentazione diagnostica e telemedicina
7.     Agenda di lavoro su temi di governance
8.     Strumenti di governance e monitoraggio
9.     Medici di Medicina Generale con Particolari Interessi
10.   Reportistica e verifica periodica delle attività svolte e in progress
11.   Ricollocamento di alcune prestazioni dalle cure di secondo livello nelle Cure Primarie
12.   Le AFT e le UCCP come luogo di formazione
13.   Le AFT e le UCCP come luogo di sviluppo professionale continuo

Se nelle AFT si posizionassero alcune attività specialistiche di base (quelle a maggior richiesta) così come alcune prestazioni strumentali eseguite da personale sanitario dedicato, queste diverrebbero delle UCCP caratterizzandosi per la multiprofessionalità. Il territorio potrebbe far fronte ad interventi di bassa-media intensità sgravando la struttura ospedaliera da questa tipologia di interventi (Tabella 2). In ogni territorio di riferimento di una UCCP sarebbe possibile identificare una struttura polivalente (anche la stessa struttura distrettuale, se già esistente) che fornendo queste prestazioni, potrebbe far fronte a molteplici richieste.

Tabella 2. Prestazioni e attività sanitarie in una UCCP

DIAGNOSTICA RADIOLOGICA

  • Radiografia scheletrica
  • Radiografia del torace
  • Ecografia internistica
DIAGNOSTICA DI LABORATORIO DI BASE
PRIMO SOCCORSO

ASSISTENZA SPECIALISTICA AMBULATORIALE

  • Oculistica
  • Dermatologia
  • Ortopedia
  • Cardiologia (ECG Basale, Ecocardiografia, ECG Dinamico 24h)
CENTRO PSICOSOCIALE

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Coordinatore di AFT e UCCP

Ogni AFT e UCCP prevende un coordinatore con diversi e importanti funzioni. La figura ideale per ricoprire tale incarico è un MMG che conosce il territorio, il contesto e il lavoro, e che possieda esperienza organizzativa e gestionale. Di seguito elencati i suoi compiti:

  • Verificare l’attuazione del piano di attività distrettuale e dei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) dell’AFT;
  • Verificare il rispetto degli obiettivi di budget;
  • Verificare l’utilizzo appropriato dei servizi di domiciliarità e residenzialità (Assistenza Domiciliare Programmata – ADP; Assistenza Domiciliare Integrata – ADI);
  • Promuovere e coordinare le attività di self-audit e di peer-review-audit nell’AFT con idonei strumenti.

Logicamente per poter conseguire tali compiti il coordinatore necessita di idonei strumenti di governance e di monitoraggio. Questi strumenti possono provenire dalla banca dati assistiti delle aziende sanitarie:

  1. Report di spesa e intensità d’uso di terapie, accertamenti diagnostici, presidi, consulenze specialistiche, accessi in pronto soccorso e ricoveri;
  2. Report di spesa e intensità dei servizi erogati (quante e quali consulenze specialistiche, indagini diagnostiche, disponibilità posti letto, etc.);
  3. Indici di presa in carico dei pazienti cronici e applicazione dei PDTA;
  4. Report di spesa e intensità d’uso dei servizi domiciliari (ADP, ADI).

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Continuità Assistenziale (CA)

La CA (Ex Guardia Medica) sarà parte integrante dell’AFT garantendo in questo modo la continuità dell’assistenza negli orari in cui non operano i MMG e i PDF. Ogni AFT dovrebbe avere una propria sede di CA con un numero di professionisti proporzionale alla popolazione di riferimento (1 MCA ogni 10.000 abitanti) incrementabili anche in funzione della vocazione turistica di quel territorio. Attualmente la Continuità Assistenziale copre il servizio dalle 20 alle 8 dei giorni feriali e dalle 20 del venerdì alle 8 del lunedì. Alcuni modelli organizzativi regionali propongono un’attività della Continuità Assistenziale dalle 20 alle 24 nei giorni feriali e dalle 8 alle 24 nei prefestivi e festivi, essendo le altre ore coperte dal Servizio di Emergenza-Urgenza del 118. Il resto delle ore vengono assegnate per attività diurne nell’AFT per progettualità di clinical governance oppure per intercettare le cosiddette Prestazioni Non Differibili che sono spesso causa di accessi impropri nei Pronto Soccorso.

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Messa in rete delle schede cliniche individuali degli assistiti dell’AFT

Questo è un passaggio fondamentale per la continuità dell’assistenza nell’ambito delle Cure Primarie all’interno di una AFT. Se le Medicine di Gruppo esistenti fungono da hub H12 per tutti gli assistiti di una AFT e la CA nelle restanti ore, è assolutamente opportuno la messa in rete delle schede cliniche individuali al fine di mettere il professionista nelle condizioni di poter accedere ai dati clinici del paziente e conoscere il quadro clinico dell’assistito nel momento di richiesta di intervento da parte di chi non è il proprio medico di riferimento (MMG o PDF). Ciò per avere in continuo una presa in carico del paziente al fine anche di evitare duplicazioni di indagini o consulenze già eseguite e di ridurre il risk management relativo alle terapie in corso che il paziente, in quel momento, può non essere in grado di ricordare (interazioni o allergie a farmaci). La messa in rete delle cartelle permette anche al professionista di ridurre ricoveri nei confronti di pazienti fragili o in ADI, istituzione creata proprio con l’obiettivo di mantenere al proprio domicilio pazienti di questo tipo.

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Incremento del personale di studio segretariale ed infermieristico

Il personale di studio non può essere considerato un valore aggiunto ma un costituente fondamentale di un team delle Cure Primarie. Nei i paesi europei l’Italia è tra coloro che hanno il più basso rapporto tra medici e personale di studio. Addirittura da un decimo ad un quinto del fabbisogno rispetto ai Paesi nordeuropei e al Regno Unito.

Il personale segretariale è in grado di sgravare il 30% del lavoro quotidiano non-clinico che inappropriatamente il medico svolge a scapito del lavoro clinico. Ciò vale anche per attività sanitarie che potrebbero essere svolte dal personale infermieristico, quantizzato in circa il 20% dell’attività quotidiana.

Orbene un fabbisogno minimale in termini di ore-personale per far fronte a questo fabbisogno attualmente inatteso è di almeno una unità di personale di studio che svolge attività segretariale per 30 ore settimanali ogni 3 medici e di una unità di personale infermieristico a 30 ore settimanali ogni 10 medici.

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AFT come sistema a rete (Hub e Spoke)

Se noi dovessimo fotografare una ipotetica AFT con una popolazione di riferimento di 50 mila abitanti di in qualsiasi luogo italiano troveremmo una situazione organizzativa delle Cure Primarie che, sulla base delle prevalenze di MMG e PDF che lavorano in singolo o in gruppo (medicina di gruppo o in rete), potrebbe essere configurata in questo modo (Figura 1).

Figura 1. Distribuzione e organizzazione delle Cure Primarie in un ipotetico ambito geografico di 50.000 abitanti

Analiticamente potremmo, ad esempio, avere:

  • 11 MMG e 5 PDF che lavorano in singolo (con o senza personale di studio),
  • 14 MMG e 4 PDF che lavorano in Medicina di Gruppo e
  • 8 MMG che lavorano in Medicina in Rete
  • 5 MCA

con una possibile distribuzione fatta in questo modo:

  • MEDICINE DI GRUPPO
    • 5 MMG + 1 PDF + 1 Infermiere + 2 Segretarie
    • 5 MMG + 1 PDF + 1 Infermiere + 1 Segretaria
    • 4 MMG + 2 Segretarie
  • MEDICINE DI RETE
    • 4 MMG + 1 Infermiere
    • 4 MMG + 1 Segretaria
  • 9 MEDICI SINGOLI
    • 2 MMG + 2 Segretarie
    • 7 MMG senza collaboratori
  • 4 PDF
    • 1 PDF + 1 SEGRETARIA
    • 3 PDF senza collaboratori
  • 5 MCA

Se i medici decidessero di rimanere in una situazione così configurata, le medicine di gruppo e le medicine di rete diverrebbero degli hub a cui potrebbero far riferimento gli assistiti dei singoli medici e pediatri che lavorano in singolo (spoke) in quell’area territoriale, nei momenti in cui lo studio di questi non fosse aperto, solo per le prestazioni non differibili di urgenza, che potrebbero essere gestite dai MCA nelle ore diurne recuperando gli orari dalle 24 alle 8.

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Strumentazione diagnostica e telemedicina

La Medicina Generale storicamente è sempre stata una disciplina tecnologicamente povera andando a prediligere la semeiotica manuale, la conoscenza dei proprio assistiti, l’approccio bio-psico-sociale e l’assistenza longitudinale rispetto al ricco supporto tecnologico, all’approccio per organi e apparati, alle consulenze in tempo reale tipico del setting ospedaliero.

Una medicina delle Cure Primarie moderna necessita di supporti tecnologici ormai oggi alla portata di tutti i professionisti nell’approccio diagnostico dei propri pazienti ma anche nel follow up dei pazienti cronici.

Una strumentazione minima è riportata nella Tabella 3.

Tabella 3. Strumentazione minima in carico ad un Hub di una AFT
Minilab (glucosio, creatinina, esame delle urine, quadro lipidico,leucometria, emoglobina, potassio, PCR)
Elettrocardiografo
Holter della pressione arteriosa
Spirometria
Ecografo
Pulsossimetro
Oftalmoscopio

Alcune di queste prestazioni possono essere svolte in modalità telematica (telemedicina). La strumentazione diagnostica riportata nella tabella può essere presente in tutti gli hub mentre la strumentazione collegata in telemedicina in tutte le postazioni (spoke). A ciò deve essere aggiunta una specifica attività formativa per l’uso corretto e appropriato di detta strumentazione nonché una reportistica del suo utilizzo da parte di ciascun medico.

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Agenda di lavori su temi di governance

La costituzione delle AFT e delle UCCP non deve avere il solo compito di offrire un ventaglio di prestazioni sanitarie in quel territorio di riferimento ma deve anche creare il concetto di condivisione di percorsi assistenziali armonizzati tra tutti i professionisti. Ogni medico risulta in qualche modo profilato dalla propria azienda sanitaria locale e i comportamenti prescrittivi (siano essi di terapie farmacologiche, di ricoveri o prestazioni strumentali) presentano talvolta delle ampie variabilità che spesso non si giustificano con i dati di epidemiologia clinica.

Uno degli obiettivi di una AFT è quello di compattare le ampie variabilità che possono essere presenti a qualsiasi livello e che possono interessare di volta in volta diversi medici.

Un primo passo sarebbe quello di sviluppare degli audit clinici di verifica delle attività prescrittive e di utilizzazione delle prestazioni sanitarie nei confronti dei propri assistiti. Questo primo passo apre moltissimi spunti non solo di riflessione della propria attività ma anche occasione di confronto con gli altri colleghi che utilizzano il medesimo contesto di riferimento e di potenziale miglioramento intrinseco. Come tutte le attività di auditing, questo processo deve essere condotto all’interno della comunità medica che opera nell’AFT, avere una finalità formativa e non sanzionatoria e misurabile nel tempo nel progresso e nel miglioramento clinico.

Le macroaree di analisi possono essere distinte in:

  • Area della prevenzione
  • Area della cronicità
  • Area degli eventi acuti
  • Area della fragilità.

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Strumenti di governance e di monitoraggio

In una agenda degli argomenti di governance da sviluppare non possono mancare gli strumenti di monitoraggio e di verifica da adottare. Questi possono essere creati e prodotti all’interno della stessa AFT calcolando il case mix della popolazione assistita, non essendo, nella grande maggioranza dei casi, i pazienti portatori di un’unica patologia cronica. Un esempio di strumento di governance è il monitoraggio e il calcolo degli indici di presa in carico dei pazienti e come vengono applicati i relativi PDTA.

L’obiettivo è condividere e misurare le performance cliniche con indicatori di processo e di esito intermedio per valutare l’appropriatezza, l’efficacia e le criticità.

Essendo quelli della cronicità e della fragilità, due temi complessi nella loro gestione, è necessario parimenti individuare indicatori di performances nell’assistenza domiciliare e nelle cure palliative.

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Medici con particolari interessi (General Practitioners with Special Interests – GPwSIs)

Il MMG con Particolari Interessi (MMGPI) è un professionista che integra il suo ruolo di generalista con l’offerta di un ulteriore servizio di qualità al fine di soddisfare particolari esigenze specialistiche dei pazienti. Egli lavora principalmente nella comunità e fornisce un servizio clinico al di là della portata del suo normale ruolo professionale di base, erogando servizi avanzati che non sono normalmente eseguiti dai suoi colleghi. Questa definizione viene dal mondo anglosassone dove è nata ed è stata formalizzata già da molti anni (Royal College of General Practitioners, Royal College of Physicians. General Practitioners with Special Interests. London, RCGP, 2002) .

Il concetto è stato ripreso a attuato anche in Australia da parte del Royal Australian College of General Practitioners, e in Nuova Zelanda dove sono state identificate anche alcune aree di interesse oggetto di queste attività:

  • Medicina Respiratoria (BPCO e asma),
  • Diabetologia (diabete tipo 2),
  • Dermatologia,
  • Otorinolangoiatria,
  • Problemi muscolo articolari,
  • Salute mentale,
  • Salute sessuale,
  • Assistenza all’anziano fragile,
  • Uso inappropriato dei farmaci,
  • Medicina palliativa.

In Italia il 20-30% dei MMG che operano nel sistema sanitario nazionale possiedono una specialità che viene variamente sfruttata (aumento delle proprie competenze nell’assistenza dei propri pazienti che presentano problemi coincidenti oppure attività libero professionale fuori dal sistema sanitario); riteniamo che questa è una risorsa non sfruttata a pieno ma che risulterebbe preziosa e utile nell’economia di una AFT.

Per sgombrare il campo da equivoci vanno poste e sottolineate alcune considerazioni di fondo, ossia che:

  • il MMGPI resta e rimane un MMG;
  • integra il suo ruolo di base con un servizio più avanzato a disposizione dell’AFT;
  • aiuta a soddisfare le necessità formative dei colleghi MMG;
  • la sua attività non è rivolta ai pazienti ma ai medici di quei pazienti;
  • fa da ponte con lo specialista di branca.

Contribuisce, inoltre, a migliorare l’assistenza ai pazienti e a renderla efficiente, attraverso molti modi:

  • riduce i costi a carico del SSN evitando inutili consulenze e riducendo conseguentemente le liste di attesa;
  • incrementa le competenze del MMG nella gestione dei problemi a bassa-media intensità di cura;
  • demanda allo specialista i casi più complessi e ad alta intensità di intervento e cura;
  • favorisce la diffusione delle conoscenze nella specifica materia attraverso un’azione tra pari e una formazione sul campo;
  • contribuisce alla “prossimità” delle cure (assistenza a km zero);
  • fa da consulente sia al MMG che allo specialista;
  • contribuisce alla soluzione dei problemi che altrimenti sarebbero non affrontati o sotto-trattati o persino iper-trattati;
  • conosce perfettamente il setting del lavoro e il contesto in cui il problema si è generato e deve essere risolto; ha lo stesso punto di vista del MMG e il suo approccio è olistico tendendo conto delle comorlidità.

Il coordinatore in accordo con la direzione generale dell’azienda sanitaria locale, farà un censimento dei MMGPI (sulla base dei titoli e delle competenze) e assegnerà loro il compito di svolgere queste attività sulla base dei bisogni reali che verranno formalizzate contrattualmente con le rispettive aziende sanitarie locali.

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Reportistica e verifica periodica delle attività svolte e in progress

La normale attività di assistenza dovrà essere rendicontata periodicamente al fine di produrre dati che documentano le attività svolte (accessi agli ambulatori, visite domiciliari eseguite, ADP, ADI, attività didattica, attività di ricerca) integrando i dati provenienti dalla banca dati assistiti.

A ciò devono essere aggiunti dei progetti con degli obiettivi da raggiungere che possono essere oggetto di progettualità stabilite e condivise con l’azienda sanitaria locale (“Progetti Aziendali”).

In queste progettualità dovrebbero essere identificati una serie di indicatori di processo e di esito su cui valutare l’impatto della nuova organizzazione.

Il fine ultimo è anche quello di ridurre le differenze comportamentali intra-operatori che attualmente si documentano, al netto delle variabili fisiologiche legate ai contesti e alla epidemiologia clinica.

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Ricollocamento di alcune prestazioni dalle cure di secondo livello alle Cure Primarie

Nel corso degli ultimi decenni, molte prestazioni ambulatoriali rivolte a pazienti portatori di patologie croniche si sono svolte, e tuttora si svolgono, in ambiente ospedaliero. L’incremento della popolazione portatrice di malattie croniche ha fatto sì che il numero di dette prestazioni incrementasse in maniera esponenziale con una oggettiva difficoltà da parte della struttura ospedaliera di poterne far fronte causando un deterioramento dell’efficienza del sistema (rapporto operatori sanitari/pazienti insufficiente, aumento dei tempi di attesa e non rispetto delle calendarizzazioni previste). D’altro canto molti MMG nel tempo hanno delegato impropriamente la gestione di queste patologie ai centri specialistici perdendo il governo della cronicità e perdendo forza contrattuale.

Si è cercato negli anni di correggere in parte e di invertire tale flusso proponendo e attuando progetti aziendali a cui i medici erano invitati a partecipae (Tabella 4). Essendo la partecipazione volontaria è stata più volte sollevata una sorta di questione etica di tali progetti, riferendosi a quei pazienti esclusi dal progetto o di quei medici che non ne aderivano.

Tabella 4. Patologie croniche gestibili nell’ambito delle Cure Primarie
  • Diabete mellito tipo
  • Ipertensione arteriosa
  • Broncopatia cronica ostruttiva
  • Insufficienza renale cronica (stadio I e II)
  • Scompenso cardiaco (classe NYHA 1 e 2)

Presa in carico della terapia anticoagulante orale

Follow up oncologico dopo stabilizzazione clinica:

  • Neoplasia della mammella
  • Neoplasia del colon
  • Neoplasia della prostata

Continuità assistenziale dei pazienti fragili

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Le AFT come luogo di formazione di base

Molti MMG svolgono attività formativa (tutor) sia per il tirocinio valutativo pre-esame di stato che per la Formazione Specifica in Medicina Generale. Alcune Facoltà di Medicina inoltre prevedono dei periodi formativi negli studi degli stessi MMG per gli studenti dell’ultimo biennio del corso di laurea.

L’AFT è un luogo ideale di formazione, con obiettivi distinti a seconda della tipologia di discente, ed una buona palestra formativa per le Cure Primarie in quanto viene data l’opportunità allo studente o al medico neo-laureato di venire a contatto con le più molteplici tipologie di paziente e di malattie e in differenti tipologie organizzative (medicina di gruppo, medicina in rete, medico singolo con o senza personale segretariale o infermieristico). Ciò varrebbe anche per gli specializzandi in pediatria a cui manca un periodo formativo nell’area delle Cure Primarie.

Anche un percorso nella CA permetterebbe di completare una formazione a 360 gradi ricca di spunti, esperienze e pratica sul campo ineguagliabili.

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Le AFT come luogo di sviluppo professionale continuo

Gli stessi professionisti delle Cure Primarie avrebbero moltissimi stimoli per strutturare una formazione continua “all’interno” dell’AFT. I medici esperti in formazione che lavorano all’interno dell’AFT possono cogliere dalla vita reale i bisogni formativi che emergono da chi opera su quel territorio, partendo dalle semplici attività di audit fino a programmi formativi a medio e a lungo termine. E’ possibile stilare un calendario che vada a ottemperare non solo formalmente il debito ECM ma anche sviluppare una vera formazione sul campo.

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Conclusioni

Il rimodellamento delle Cure Primarie prevede una organizzazione dell’assistenza sempre più integrata, multi-professionale che realizzi una reale presa in carico del paziente soprattutto se affetto da patologia cronica spostando sul territorio l’assistenza socio-sanitaria lasciando al polo ospedaliero la prevalente gestione delle acuzie.

Alle Cure Primarie sul territorio spetta anche il compito di promuovere la salute della popolazione di riferimento attraverso il passaggio dalla “medicina di attesa” alla “medicina di iniziativa”, adottando un sistema di controllo informatizzato che permetta di verificare l’appropriatezza, la qualità e la sostenibilità dei percorsi di cura.

Tutta questa operazione che prevede tempi non brevi di realizzazione, oltre ad una reale volontà politica di portare sul territorio attività di bassa-media intensità richiedono investimenti sulle persone (professionisti), strutturali e strumentali.

In un contesto dove scarse o nulle sono le risorse economiche bisogna in qualche modo spostare alcune attività sul territorio non correndo il rischio di moltiplicare i servizi ma che questi siano sostitutivi.

C’è assoluto bisogno di personale infermieristico (infermiere di famiglia) che ha lo scopo di integrare l’attività sanitaria ed educazionale nei confronti dei pazienti (case manager o care manager) e di personale di segreteria per far fronte a tutta l’attività burocratico-amministrativa che ammonta a circa il 30% del lavoro di un MMG.

Per quanto concerne gli aspetti strutturali andrebbero rimodulate le sedi distrettuali per ospitare quella parte di consulenza specialistica e di diagnostica di primo livello riposizionandola sul territorio.

La Medicina Generale del nuovo millennio sarà una medicina ancora più vicina al paziente, più professionalizzante per i medici stessi e più efficiente per il sistema.

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Acronimi

  • ADI: Assistenza Domiciliare Integrata
  • ADP: Assistenza Domiciliare Programmata
  • AFT: Aggregazioni Funzionali Territoriali
  • CA: Continuità Assistenziale
  • MCA: Medico di Continuità Assistenziale
  • MMG: Medico di Medicina Generale
  • MMGPI: MMG con Particolari Interessi
  • PDF: Pediatra di Famiglia
  • PDTA: Diagnostico Terapeutico Assistenziali
  • UCCP: Unità Complesse di Cure Primarie

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