Motivazioni e aspettative dei giovani medici che si approcciano alla Medicina Generale: i risultati dell’indagine online “Orgogliosamente MMG”

L’indagine online “Orgogliosamente MMG”, promossa e organizzata dalle Associazioni “Liberi Specializzandi – ALS – Fattore 2a” e “APRIRE – Assistenza PRimaria In REte – Salute e a km 0″ è stata rivolta, nel periodo dicembre 2019-febbraio 2020, a medici recentemente diplomati tramite il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG) o frequentanti o aspiranti, con lo scopo di studiare motivazioni, inclinazioni e aspettative dei medici che stanno entrando nella Medicina Generale (MG); ha esplorato quattro dimensioni: 1) La scelta della MG; 2) Il rapporto fra la MG e l’Università; 3) Il corso di formazione specifica in MG; 4) La professione del Medico di AP.

Indice
Glossario
  • ACN: Accordo Collettivo Nazionale (della Medicina Generale)
  • ADI: Assistenza Domiciliare Integrata
  • ADP: Assistenza Domiciliare Programmata
  • AFT: Aggregazione Funzionale Territoriale (della Medicina Generale)
  • ASL: Azienda sanitaria Locale
  • BPCO: BroncoPneumoPatia Cronico Ostruttiva
  • CA: Continuità Assistenziale
  • CFSMG: Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale
  • MG: Medicina Generale
  • MMG: Medico di Medicina Generale
  • SSN: Servizio Sanitario Nazionale

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Abstract

L’indagine online “Orgogliosamente MMG”, promossa e organizzata dalle Associazioni “Liberi Specializzandi – ALS – Fattore 2a” e “APRIRE – Assistenza PRimaria In REte – Salute e a km 0” è stata rivolta, nel periodo dicembre 2019-febbraio 2020, a medici recentemente diplomati tramite il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG) o frequentanti o aspiranti, con lo scopo di studiare motivazioni, inclinazioni e aspettative dei medici che stanno entrando nella Medicina Generale (MG); ha esplorato quattro dimensioni: 1) La scelta della MG; 2) Il rapporto fra la MG e l’Università; 3) Il corso di formazione specifica in MG; 4) La professione del Medico di AP.

I partecipanti sono stati 566 medici, 57,4% frequentanti il CFSMG, 25,6% in attesa di frequentarlo ed i rimanenti 17,0% già diplomati.

Nel corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia italiano la medicina generale occupa uno spazio del tutto marginale e solo raramente si configura come attività formativa organica e strutturata.

Ciò è ulteriormente confermato dalla scarsa soddisfazione (75% dei partecipanti all’indagine) dell’offerta formativa in Medicina Generale fruita durante il corso di laurea magistrale e dall’opinione, nella quasi totalità dei partecipanti all’indagine, che debba essere migliorata (95%) con oltre 2/3 dei partecipanti che desidera l’introduzione di lezioni universitarie curate da medici di medicina generale.

L’avvicinamento al mondo della Medicina Generale tende ad avvenire solo alla fine del corso di Laurea, in particolare in occasione dei tirocini per l’esame di stato o durante le sostituzioni di medici di medicina generale (70% dei partecipanti all’indagine).

Le motivazioni che orientano verso la professione di MMG sono nettamente diverse da quelle ospedaliere con netta prevalenza di chi apprezza maggiormente il setting assistenziale territoriale (79%)

Benché la maggioranza dei partecipanti all’indagine, in tutte le regioni, dichiari di essere soddisfatto per l’offerta formativa ricevuta durante il CFSMG, emergerebbe una valutazione ampiamente condivisa che l’attività pratica sia eccessivamente osservazionale e poco professionalizzante (72%). Il 40% dei partecipanti si ritiene non soddisfatto dell’attività teorica.  Dall’indagine emergono numerose e diversificate proposte di miglioramento del CFSMG: dall’introduzione di strutturati ed organici corsi di diagnostica strumentale di primo livello, ad una riorganizzazione dell’attività pratica che deve avere maggior peso rispetto a quella teorica fino ad arrivare alla realizzazione della formazione-lavoro (88%) nell’ambito di attività vaccinale, domiciliare e gestione delle patologie croniche. La quasi totalità (80%) considera infine come fortemente penalizzante il mancato riconoscimento di titolo di specialista indipendentemente dall’assetto istituzionale regionale o universitario. Il mancato riconoscimento di titolo di specialista è anche tra le principali cause di abbandono del corso dopo la non parificazione della borsa di studio a quella delle specializzazioni ospedaliere (74%)

Nei partecipanti all’indagine, la prospettiva prevalente è di lavorare in stretta collaborazione-contiguità con gli altri professionisti della salute, a partire dagli infermieri: più di due terzi dei partecipanti all’indagine hanno manifestato l’orientamento a svolgere la propria attività di MG all’interno di forme di medicina associativa (Case della Salute, Centri Polifunzionali Territoriali con presenze interdisciplinari, Medicina di Gruppo con collaboratori e microteam) mentre è residuale la percentuale di chi intende lavorare come MMG singolo (3%).

I partecipanti si dividono a metà, con lieve prevalenza per il sì, sulla possibilità che il passaggio di contratto alla dipendenza possa migliorare le condizioni di lavoro.

Quanto emerso dall’indagine suggerirebbe la necessità che il sistema universitario italiano ponga una nuova e consistente attenzione alle tematiche della MG sin dai primi anni del percorso di laurea in medicina e chirurgia. La formazione post-laurea del Corso di Formazione Specifico in Medicina Generale andrebbe riorganizzata riconoscendo maggiori attività pratiche professionalizzanti, l’allineamento della borsa di studio a quella delle altre specializzazioni mediche e il riconoscimento del titolo di specialista in medicina generale.

Dall’indagine risulterebbe che il patrimonio motivazionale dei giovani medici che si accingono ad entrare nel mondo della MG è ricco: risulterebbe quindi opportuno che le autorità politico-istituzionali, nazionali e locali, ne tengano opportunamente conto in modo da valorizzarlo in funzione della salute delle nostre comunità.

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Prefazione: la crisi culturale della medicina generale italiana

Di Roberto Bellacicco – CFSMG Taranto

“Perché agli studenti di medicina non piace la Medicina Generale?”

Siamo partiti da questa e da altre domande per cercare di dare risposte alla crisi culturale della MG italiana e per fare questo abbiamo chiesto ai diretti protagonisti: studenti di medicina, neolaureati, MMG in formazione e convenzionati.

Se è vero che la crisi culturale riguarda tutta la professione medica, perché espressione di una crisi di tutta la società che riconosce sempre meno le figure sociali storiche, è altrettanto vero che quella del MMG si presenta particolarmente preoccupante proprio per l’importantissimo ruolo che ha ricoperto in passato.

Una crisi i cui sintomi hanno cominciato a presentarsi agli inizi del nuovo millennio ma che sono stati pericolosamente trascurati o non adeguatamente diagnosticati.

Abbiamo volutamente parlato di crisi culturale perché una categoria giustamente molto impegnata nella difesa contrattuale si è dimostrata poco efficace nel contrastare aggressioni culturali dettate probabilmente da una certa visione “privatistica” che la sanità italiana ha cominciato ad inseguire.  

Una categoria molto impegnata a discutere di regole, schemi e organizzazione territoriale ma che non riesce a definirsi (e a farsi definire) con una terminologia univoca corretta e al passo dei tempi.

Non ci dobbiamo stupire dunque se in Italia, dal punto di vista mediatico, lo “specialista delle cure primarie” è stato subdolamente sostituito dal “medico di base”. La semantica del resto ha una sua importanza e una deriva delle parole è sempre accompagnata da una deriva dei fatti.

Nonostante tutto il MMG continua ad essere la figura medica cardine del SSN, l’unico medico ad accesso libero e completamente gratuito, il professionista sanitario più amato e apprezzato dai cittadini (87% degli italiani secondo il Censis). Una figura amata, discussa, criticata, poco conosciuta dai colleghi, spesso invidiata.

Una figura di cui oggi, più di ieri, non si può fare a meno perché ha portato l’Italia a curare le cronicità come pochi paesi al mondo, con bassi tassi di ospedalizzazione rispetto al numero di cittadini anziani (OCSE – State of Health in Europe – 2019).

Nel sondaggio abbiamo voluto esplorare anche lo spinoso rapporto che esiste tra MG ed Università e le difficoltà degli studenti di medicina nel ricevere una formazione pre e post laurea adeguata.

Abbiamo cercato analoghe considerazioni anche sul CFSMG che in Italia si presenta con almeno 20 sfaccettature diverse, così scollegato dalla realtà universitaria a cui sono abituati gli studenti da spingere spesso i vincitori ad abbandonare le borse MMG.

L’abbandono della borsa MMG, in un periodo storico di massiccio ricambio generazionale, è una spia di allarme spesso sottovalutata dalla categoria ed è uno dei fenomeni che abbiamo voluto indagare.

Perché in un futuro caratterizzato da intensi cambiamenti in ambito sanitario la MG ha bisogno di una nuova pattuglia di MMG orgogliosi ed agguerriti nell’occupare il ruolo che la medicina territoriale deve ricoprire all’interno del sistema sanitario nazionale se vuole sopravvivere.

Sul tema della formazione-lavoro la MG gioca una partita importante perché vuol dire sottrarsi dalle forche caudine dell’attuale sistema di formazione medica post laurea italiano che ci rilega al poco qualificante ruolo di specializzando/tirocinante passivo per introdurci finalmente nel mondo del lavoro con ruolo attivo seguendo i dettami del “sapere, saper fare, saper essere”.

La fotografia che vogliamo realizzare con questo lavoro ci servirà per costruire una serie di proposte da sottoporre alla categoria, ben sapendo che il tempo a disposizione per un cambiamento culturale è già scaduto perché abbiamo regalato all’inerzia conservatrice preziosi anni di lavoro.

Esattamente come un astronomo che insegue le stelle durante la notte vogliamo seguire il firmamento nel suo movimento della volta celeste perché tutto scorre e tutto cambia. E noi con esso.

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Introduzione

Di Claudio Cappelli

Il triennio 2019-2021 un’intera generazione di giovani medici di famiglia e aspiranti tali se lo ricorderà come il periodo più tumultuoso e denso di cambiamenti sicuramente per molto tempo.

Avvicinandoci minacciosamente alla gobba pensionistica stiamo infatti vivendo un periodo ricco di cambiamenti normativi che riguardano sia la professione del medico di MG, che la normativa di accesso alla professione. Piombata dal nulla poi, la pandemia da Coronavirus sta segnando le nostre vite in maniera indelebile sia per l’aspetto umano e sociale di chi lavora in prima linea sul territorio o negli ospedali, ma anche di chi assiste passivamente alla rivoluzione sociale e tecnologica che questa stessa pandemia sta comportando. Il Covid-19 ha accelerato infatti dei processi che stavano già prendendo piede nella MG e che oggi vedono concretamente il loro sviluppo per la necessità di risposte veloci e concreti che l’emergenza impone.

Già la gobba pensionistica che vedrà il plateau fra il 2021 e il 2024, come dicevamo, aveva messo al centro la MG con importanti investimenti e cambiamenti normativi sul fronte dell’accesso alla professione dei medici di famiglia: investimenti sui contratti, introduzione della formazione-lavoro in ACN 18 Giugno 2020,  il fondo per la dotazione tecnologica in attesa di chiudere il nuovo ACN.

Con il Covid-19 ci siamo poi resi conto, come se ce ne fosse stato bisogno, della centralità del ruolo del territorio che sprovvisto di DPI, di strutture organizzative e di linee di indirizzo per far fronte l’emergenza, si è trovato completamente travolto, specie in alcune regioni con la Lombardia, dallo tsunami pandemico. Si è quindi accelerato per rinnovare il contratto dei MMG velocemente, si è quindi spinto ulteriormente sulla formazione-lavoro attraverso il DL 14 del 9 Marzo (articolo 4), sulla tecnologia digitale e si sono quindi costituite le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (articolo 8 DL 14 del 9 marzo): la risposta domiciliare e di prossimità della MG per la lotta al Codiv-19.

Con l’indagine “Orgogliosamente MMG”, l’associazione APRIRE e la sezione della MG dell’Associazione ALS, hanno voluto mettere al centro i futuri medici di famiglia, i giovani medici che in questo contesto si stanno formando o che intendono farlo.

Abbiamo voluto metterli al centro per osservare il loro punto di vista, per capire il background della loro decisione di formarsi come futuri Medici di Famiglia, in un’indagine che ha esplorato quattro dimensioni:

  • La scelta della MG
  • Il rapporto fra la MG e l’Università
  • Il corso di formazione specifica in MG
  • La professione del Medico di AP

Le future figure chiave del territorio per i prossimi 30/40 anni, i giovani medici di famiglia, hanno avuto l’insegnamento nel loro percorso pre-laurea? Da cosa è dipesa la scelta di diventare medici di famiglia? Come stanno vivendo il loro periodo formativo o come vorrebbero che fosse? Come si immaginano la loro professione fra qualche anno quando apriranno il loro ambulatorio: In una medicina di gruppo o in associazione o nei micro team? Cosa ne pensano dell’annosa questione del rapporto di lavoro, della dipendenza o della convenzione?

Sono solo alcune delle domande che abbiamo chiesto agli oltre 500 intervistati che con entusiasmo e voglia di partecipare e di mettersi al centro, hanno dato vita e contenuti a questa indagine.

Perché indipendentemente da tutto ed ora più che mai, siamo tutti un po’ più… “Orgogliosamente MMG”.

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Scopo dell’indagine

L’indagine online “Orgogliosamente MMG”, promossa e organizzata dalle Associazioni “Liberi Specializzandi – ALS – Fattore 2a” e “APRIRE – Assistenza PRimaria In REte – Salute e a km 0” è stata rivolta a medici recentemente diplomati tramite il Corso di Formazione Specifica in MG o frequentanti o aspiranti, con lo scopo di studiare motivazioni, inclinazioni e aspettative dei medici che stanno entrando nella MG.

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Metodologia

L’indagine, effettuata tramite questionario online pubblicato sul sito web www.aprirentwork.it, realizzato mediante “Moduli Google”, esplora i seguenti aspetti con una serie di 32 quesiti:

Informazioni di inquadramento

  1. In che anno ti sei laureato?
  2. Presso quale Università ti sei laureato?
  3. Sei diplomato in MG?
  4. Hai attivato la Convenzione per la MG?

La Medicina Generale e l’Università

  1. Nella tua Università erano previste attività formative inerenti la MG?
  2. Come consideri l’offerta formativa pre-laurea della tua Università nell’ambito della MG?
  3. Ritieni che la tua Università debba migliorare l’offerta formativa pre-laurea nella MG?

La scelta della Medicina Generale

  1. Quando è avvenuto il tuo primo contatto professionale con il mondo della MG?
  2. Quando hai maturato l’idea di poter intraprendere il percorso di formazione in MG?
  3. Perché hai maturato l’idea di intraprendere il percorso di formazione di MG?

Il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale

  1. Se stai frequentando il Corso di Formazione Specifica in MG, in quale regione lo stai frequentando?
  2. Come consideri l’offerta formativa PRATICA del CFSMG da te frequentato?
  3. Consideri l’attività pratica del CFSMG eccessivamente osservazionale e poco professionalizzante?
  4. Consideri le lezioni frontali del CFSMG aderenti alle nuove esigenze formative del MMG in formazione?
  5. Ritieni che l’offerta formativa del CFSMG della tua scuola debba essere migliorata?
  6. Ritieni che la borsa di studio debba essere parificata a quella delle altre specializzazioni?
  7. Ritieni che il CFSMG debba trasformarsi in specializzazione universitaria?
  8. Pur mantenendo l’attuale assetto regionale del CFSMG ritieni che il MMG debba essere considerato specialista?
  9. Ritieni che il mancato riconoscimento di titolo di specialista al MMG sia causa di insoddisfazione tra i medici in formazione?
  10. Sei soddisfatto delle assicurazioni professionali e di infortuni nel CFSMG?
  11. Ritieni utile aumentare le ore di formazione presso il MMG durante il corso?
  12. Ritieni utile far rientrare turni di Continuità Assistenziale (CA) obbligatori come parte integrante del CFSMG?
  13. Ritieni utile svolgere una parte del CFSMG in attività formative professionalizzanti presso il MMG? (vaccinazioni, esami strumentali, ambulatori patologie croniche, ADI/ADP etc.)
  14. Quale tra queste pensi possa essere la causa dell’alto tasso di abbandono del CFSMG?

La professione del Medico di Assistenza Primaria

  1. Ritieni la figura del Medico di Assistenza Primaria obsoleta nell’ambito del SSN?
  2. Quali pensi debbano essere i compiti del medico di assistenza primaria?
  3. In che modo vorresti esercitare la tua professione di Medico di AP?
  4. Con quali figure professionali vorresti lavorare all’interno del tuo studio?

La Convenzione in MG

  1. Se hai attivato la Convenzione per la MG, in quale anno l’hai attivata?
  2. Se sei diplomato in MG, in che anno ti sei diplomato?
  3. Se hai attivato la Convenzione per la MG, in quale settore l’hai attivata?
  4. Se hai attivato la Convenzione per la MG, in quale regione l’hai attivata?

L’indagine è stata condotta nel periodo dicembre 2019-febbraio 2020; è stata annunciata e pubblicizzata mediante una newsletter dell’Associazione APRIRE inviata a 696 destinatari il 25/11/2019 e mediante un post sulla pagina Facebook “Specializzazioni in Medicina. Associazione ALS”; ulteriori inviti alla partecipazione sono stati effettuati con una successiva newsletter inviata a 703 iscritti il 7/1/2020 e con un ulteriore post pubblicato via Facebook.

In appendice è tabulata la sequenza dei quesiti e le corrispondenti codifiche.

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Partecipanti all’indagine

All’indagine hanno partecipato 566 medici, più della metà frequentanti il CFSMG, poco più di un quarto in attesa di frequentarlo ed i rimanenti già diplomati; 56 di questi ultimi (58,3%) aveva attivato la convenzione della MG.

Due terzi dei partecipanti all’indagine si è laureato nel quadriennio 2016-2019.

Per quanto riguarda il percorso di laurea di provenienza, tutte le Università italiane sono rappresentate, benché talune con un contingente esiguo.

 

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RISULTATI

Focus: La Medicina Generale e l’Università

La presenza di attività formative inerenti la MG durante il corso di laurea

L’indagine ha esplorato se nelle Università di provenienza dei partecipanti fossero previste attività formative inerenti la MG: complessivamente, quasi la metà (46%) riferisce che non era prevista alcuna attività formativa e un ulteriore terzo che era previsto solo il tirocinio pre-laurea in MG. Il 22% rimanente asserisce che era prevista una qualche forma di attività didattica strutturata in MG e, solo per il 7%, era prevista una gamma completa di attività: lezioni, tirocini e possibilità di fare ricerca e tesi di laurea sui temi della MG. 

Figura 4 (519 partecipanti hanno risposto – 47 non hanno risposto)

Analizzando le singole risposte dei partecipanti, si sono avuti riscontri non del tutto univoci tra chi proveniva dalla medesima Università. Tuttavia si conferma che numerose Università non prevedono del tutto iniziative formative o, se le hanno previste-attuate, ne è rimasto un ricordo poco significativo.

Figura 5

 

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Valutazione delle attività formative inerenti la MG durante il corso di laurea

I partecipanti all’indagine hanno espresso una valutazione sull’offerta formativa pre-laurea secondo una scala da 1=”per nulla soddisfatto” a 5 =”molto soddisfatto”. La valutazione media riscontrata è stata di 1,81+1,06. In analogia con il precedente quesito, oltre il 50% si sono dichiarati per nulla soddisfatti, e circa un quinto poco soddisfatto. Solo il 2% si è dichiarato molto soddisfatto, a fronte quindi di un 73% poco o nulla soddisfatto dell’offerta formativa pre-laurea.

Figura 6

 

 

Analizzando l’andamento della valutazione media in relazione all’anno di laurea, nell’ultimo decennio si riscontra un tendenziale miglioramento.

Figura 7

 

Analizzando la valutazione sull’offerta formativa pre-laurea nelle diverse Università, solo per 9 atenei la media riscontrata supera il valore centrale della scala adottata, mentre ben 25 non raggiungono nemmeno una media di 2, corrispondente ad una valutazione di “poco soddisfatto”.

Figura 8

 

 

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Proposte di miglioramento dell’offerta formativa nella MG durante il corso di laurea

Passando ad analizzare gli spazi di possibile miglioramento dell’offerta formativa pre-laurea nella MG, solo il 5% dei partecipanti ritiene che la propria Università non debba migliorare l’offerta formativa pre-laurea nella MG. La quasi totalità dei partecipanti, ovvero il 95%, ha proposto più linee di azione per il miglioramento dell’offerta formativa durante il corso di laurea. Oltre due partecipanti su tre (il 70%) vuole frequentare lezioni di MMG all’interno del corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia, a fronte di un 11% che vorrebbe medici ospedalieri. Valutati anche positivamente i tirocini pre-laurea nel 63% delle risposte.  

Figura 9

Oltre alle proposte di miglioramento già codificate nel quesito, sono state formulate nel campo “altro” numerose ulteriori proposte, tra le quali si ritiene meritino menzione le seguenti:

Circa la motivazione-qualità dei docenti:

  •  “…con MMG preparati e desiderosi di trasmettere l’importanza del ruolo del MG e la bellezza di questo lavoro”
  • “…con docenti che siano o siano stati MMG”
  • “…con MMG che amino il proprio lavoro e sappiano spiegarlo”
  • “…che spesso i professori disprezzassero eccessivamente e in modo plateale la figura del MG sminuendola in continuazione e rendendo più difficile la scelta per noi studenti”
  • Circa il quando:
  •  “…ampliando ed anticipando il contatto con la Medicina Generale che avviene solo al sesto anno”
  • “…anticipando la prima esposizione al mondo della MG al terzo anno di corso”

Circa le attività formative:

  • “…spiegando che cos’è la MG e quali potenzialità offre”
  • “…lezioni più approfondite da parte di MMG”
  • “…come si fa un certificato, quali sistemi operativi si usano, quali sono i farmaci più comunemente utilizzati, quando fare una domiciliare, quali esami prescrivere subito, quali sono le esenzioni”
  • “…con un ruolo più attivo del tirocinante MMG nell’attività pratica”

Circa la collocazione istituzionale:

  • “…con un esame apposito e lezioni dedicate”
  • “…istituzione della materia universitaria MG”

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Sintesi

Le attività formative inerenti la MG svolte durante il corso di laurea in Medicina e Chirurgia:

  • risulterebbero presenti solo in un quinto delle Università italiane e in un ulteriore terzo sarebbe previsto solo il tirocinio pre-laurea in MG;
  • il 73% dei partecipanti si ritiene “per nulla soddisfatto” (52%) o “poco soddisfatto” (21%), mentre solo il 2% ritiene l’offerta formativa durante il corso “soddisfacente” (solo per 9 atenei su 41 la valutazione media riscontrata supera il valore centrale della scala adottata);
  • si ritiene, dalla quasi totalità dei partecipanti all’indagine che debbano essere migliorate, sia introducendo lezioni frontali da parte dei MMG (70%), ma anche tirocini (63%), come per la possibilità di fare ricerca e tesi di laurea (37%), sia agendo su motivazione-qualità dei docenti, sulla distribuzione cronologica lungo il percorso di laura, sui contenuti formativi, sulla collocazione istituzionale degli insegnamenti. Ritenute poco utili le lezioni frontali tenute dai medici ospedalieri sulla medicina generale (11%).

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Focus: La scelta della Medicina Generale

L’avvicinamento alla Medicina Generale

La quasi totalità dei partecipanti riferisce di avere avuto il primo contatto con il mondo della MG solo in occasione dei tirocini previsti alla fine del percorso universitario, la metà pre-laurea, l’altra metà per l’esame di stato.

Figura 10 (16 non hanno risposto)

Il numero di chi ha avuto tardi il primo contatto con la MG, ovvero durante il CFSMG o per sostituzioni del MMG, si è progressivamente avvicinato allo zero nel corso degli ultimi anni.

Figura 11 (516 osservazioni considerate)

Per il 70% dei partecipanti all’indagine, la scelta di intraprendere la via della MG si è maturata nel post laurea con i tirocini per l’esame di stato o con le sostituzioni dei medici di famiglia. Solo un partecipante su tre ha maturato l’idea di poter intraprendere il percorso di formazione in MG durate il periodo universitario.

Figura 12 (25 non hanno risposto)

Il numero di chi si è orientato verso la MG solo dopo la laurea e in occasione di sostituzioni del MMG è andato progressivamente riducendosi nel tempo, sino quasi ad azzerarsi. Al contrario, è andata crescendo nel tempo la proporzione di chi ha deciso di orientarsi verso la MG già durante il corso di laurea.

Figura 13 (501 osservazioni considerate)

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Il perché della scelta della Medicina Generale

Diverse sono risultate le motivazioni che hanno orientato la scelta verso la MG: quasi quattro quinti dei partecipanti all’indagine riferiscono di preferire tale setting; una proporzione non trascurabile (36%) afferma anche di non gradire il lavoro ospedaliero; un quarto dichiara di non essere riuscito ad entrare in una scuola di specializzazione.

Figura 14

Oltre alle motivazioni già codificate nel quesito, ne sono state formulate numerose altre, tra le quali si riportano le seguenti:

Per l’approccio olistico:

  • “…Trovo più stimolante prendersi cura di una persona nella sua interezza e seguirla nel tempo aiutandola a superare i problemi della cronicità”
  • “…Mi piace prendermi cura della persona in modo olistico ed instaurare un rapporto di fiducia reciproca”
  •  “…Mi piace poter prevenire le patologie. Il MMG è l’unica figura che può davvero impegnarsi in questo”
  • “…Mi piace l’idea di vedere il paziente nel suo insieme”
  • “…Mi piace seguire i pazienti nel tempo”
  • “…Facendo sostituzioni e prendendo un incarico provvisorio di MMG ho potuto apprezzare la bellezza di cosa significa essere un “medico di famiglia”, di essere a contatto veramente stretto con le persone e con il paziente, riuscendo a seguirlo veramente nel tempo e avendo sempre e costantemente un quadro completo della persona”

Per la relazione con l’assistito:

  • “…Mi è sempre piaciuto il rapporto con i pazienti e poter avere tempo per stare con loro e chiacchierarci”
  • “…Non è, come qualcuno crede ancora, un semplice compilatore di ricette: è il primo a venire in contatto con il paziente, ad ascoltare le sue parole, ad indirizzarlo verso il percorso di prevenzione, diagnosi o terapia più adatto: è il responsabile della cura globale della persona”

Per il tipo di attività clinica:

  • “…È un lavoro che ti permette di visitare”
  • “…Mi permette di approfondire più campi sanitari anche diversi tra loro, cosa che non potrei fare da specialista”
  • “…Il lavoro in ospedale mi è sembrato troppo impersonale e distaccato”
  • “…Ho sempre pensato di trovarmi meglio in contesto ambulatoriale piuttosto che in un reparto ospedaliero”
  • “…Mi piace il rapporto diretto con il paziente e l’autonomia di gestione”
  • “…Per una maggiore libertà di autodeterminazione lavorativa”
  • Per la fiducia nella MG:
  • “…Credo molto nella MG”
  • “…Ho scelto questa professione ancora prima di accedere a medicina”
  • “…È sempre stata la mia prima scelta”
  • “…Riconosco la profonda importanza delle cure primarie nella sanità e per la salute della popolazione”
  • “…Sono attratto dalle prospettive di cambiamento che sta vivendo questa professione”
  • “…Sono stata in Erasmus in un paese dove la MG è una branca specialistica tra le tante e mi sono illusa che in Italia prima o poi potesse accadere qualcosa di simile”
  • “…Ho scoperto un mondo nuovo e sono stati demoliti stereotipi che avevo nei confronti della MG”

Per una visione di comunità:

  • “…La consapevolezza, facendo un buon lavoro, di poter migliorare la situazione del SSN”
  • “…L’idea di fare parte di una comunità, vivere la salute insieme alle persone che mi circondano”.

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Sintesi
  • Il contatto con il mondo della MG è avvenuto, per la quasi totalità dei partecipanti all’indagine, solo in occasione dei tirocini, pre-laurea o per l’esame di stato.
  • La scelta di intraprendere la via della MG si è maturata per il 70% nei partecipanti nel post laurea in occasione dei tirocini per l’esame di stato e con le sostituzioni.
  • Tra le diverse motivazioni che hanno orientato la scelta verso la MG, prevale nettamente la preferenza per tale setting; peraltro non è trascurabile la proporzione di chi anche afferma di non gradire il lavoro ospedaliero e/o di non essere riuscito ad entrare in una scuola di specializzazione; vengono peraltro segnalate dai partecipanti: la possibilità nella MG di approccio olistico e di relazione con l’assistito; il riconoscimento dell’importanza della MG, anche in una visione di salute di comunità.

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Focus: Il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale

L’offerta formativa ricevuta

L’indagine ha esplorato il gradimento dei partecipanti circa l’offerta formativa ricevuta: le figure seguenti riportano le valutazioni espresse dai 325 partecipanti all’indagine frequentanti il CFSMG, scorporate da quelle dei 96 già diplomati MG.

Nella figura 15 viene valutata l’offerta complessiva, teorica e pratica: più dei due terzi dei partecipanti che hanno risposto al quesito si dichiarano da mediamente a molto soddisfatti; tra i due gruppi non si riscontrano differenze marcate.

Figura 15

Nella figura 16, che scorpora nell’insieme dei due gruppi (frequentanti il CFSMG e diplomati) l’offerta formativa teorica dalla pratica, quest’ultima risulta raccogliere una valutazione tendenzialmente migliore in chi si dichiara più soddisfatto del CFSMG.

Figura 16

Ciò nonostante, nel riscontro documentato nella figura 17 circa tre quarti dell’insieme dei due gruppi (frequentanti il CFSMG e diplomati) considera l’attività pratica del CFSMG eccessivamente osservazionale e poco professionalizzante.

Figura 17  

Circa l’adeguatezza delle lezioni frontali alle specifiche esigenze dei futuri MMG, si osserva un’ampia distribuzione delle valutazioni, sia nei frequentanti il CFSMG che nei diplomati. Quasi il 40% dei frequentanti il CFSMG si ritiene “per nulla soddisfatto” (15%) oppure “poco soddisfatto” (24%).

Figura 18

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Il CFSMG nelle regioni

Tutte le regioni italiane (Val d’Aosta ricompresa nel Piemonte) sono rappresentate tra i 325 partecipanti all’indagine frequentanti il CFSMG.

Figura 19 (totale frequentanti il CFSMG partecipanti all’indagine: 325)

La Figura 20 e la successiva tabella mostrano la distribuzione per regione della media delle valutazioni circa l’offerta formativa ricevuta nei frequentanti il CFSMG: la valutazione delle diverse tipologie indagate è sovrapponibile nelle diverse regioni, con l’eccezione della Basilicata caratterizzata da valutazioni nettamente positive a fronte di un livello di gradimento inferiore per Calabria e regioni insulari.

Figura 20 

Come consideri l’offerta formativa del CFSMG – media delle valutazioni (da 1=”non soddisfatto” a 5=”molto soddisfatto”) 

L’offerta formativa teorica è maggiormente apprezzata in Basilicata (4,43), Toscana (3,5), Trentino-Alto Adige (3,45), Abruzzo (3,4) e Umbria (3,38). Le regioni invece in cui l’offerta formativa teorica è poco o per nulla apprezzata sono le Marche (1,82), seguite poi da Campania e Molise (2,43).

La valutazione dell’offerta formativa pratica conferma in testa la Basilicata (4,43) e il Trentino-Alto Adige (3,45), seguite dal Veneto (3,3), mentre la Calabria (2,33) l’Emilia Romagna (2,65) e l’Abruzzo (2,8) sono le tre regioni con minore apprezzamento.

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Le proposte di miglioramento del CFSMG

Un quesito dell’indagine chiedeva ai partecipanti di valutare se l’offerta formativa del CFSMG dovesse essere migliorata: le risposte fornite, con ampia variabilità di pareri, offrono una serie di proposte, oggettivamente percorribili. Particolarmente apprezzata nel 64% delle risposte, l’ipotesi di migliorare l’offerta formativa attraverso l’implementazione di corsi specifici in diagnostica di primo livello e con maggiore attività pratica 46%). Emerge la tendenza a preferire una maggiore offerta formativa più professionalizzante e meno teorica attraverso le lezioni frontali.

Figura 21

Oltre alle valutazioni già codificate nel quesito, nel campo “altro” sono state infatti formulate ulteriori proposte, tra le quali si menzionano:

Sul focus formativo

  • “…Trattando i temi di maggior interesse verso ciò che può essere veramente utile al MMG”
  • “…Integrazione territorio ospedale, assistenza sociale, cure intermedie, medicina di gruppo e case della salute, organizzazione sanitaria, prevenzione e promozione della salute, ADI e attività infermieristiche”
  •  “…Con attività teorica e programmi di studio che si focalizzino sulle competenze cliniche e burocratiche specifiche della MG”
  • “…Più lezioni improntate sulla MG e non sulle nozioni specialistiche”
  • “…L’attività ospedaliera dovrebbe essere incentrata sugli obiettivi della MG (per esempio, non interessa un protocollo iperspecialistico oncologico, ma interessa come affrontare le reazioni post chemio e post radio, ogni quanto effettuare esami di controllo in seguito a terapia antineoplastica)”.
  • Verso l’acquisizione di specifiche competenze operativo-professionali
  • “…Con lezioni più pratiche e incentrate sulle effettive possibilità del territorio (gestione dei tempi, risorse, cosa fare in attesa di visita specialistica,… prescrizioni, esenzioni, certificati)”
  • “…Con l’insegnamento dell’ecografia e dell’elettrocardiografia”
  • “…Con l’introduzione di strumenti didattici come il paziente simulato”
  • Attraverso percorsi esperienziali
  • “…Con lezioni in cui sono coinvolte altre figure sanitarie o pazienti/caregiver”
  •  “…Con attività formative complementari (ricerca in MG, partecipazione a corsi e congressi)”
  • “… Con tirocini in cui ci considerino specializzandi e non studenti osservatori”
  • Circa la strutturazione formale del CFSMG:
  • “…Porre obiettivi formativi alla fine di ogni periodo”
  • “…Dovrebbero essere introdotti esami in itinere su materie strettamente attinenti alla MG”

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La collocazione istituzionale del CFSMG

A tutti i 566 partecipanti all’indagine -in attesa di frequentare il CFSMG, frequentanti o già diplomati- sono stati posti alcuni quesiti relativi alla collocazione istituzionale del CFSMG stesso.

La figura 22 evidenzia che la quasi totalità dei partecipanti all’indagine (90%) ritiene opportuno aumentare la borsa di studio al pari di quella delle altre specializzazioni. Il 77% dei partecipanti ritiene che il CFSMG debba trasformarsi in specializzazione universitaria, sebbene l’88% ritenga di dover mantenere l’attuale assetto regionale cambiando la denominazione del titolo acquisito in specialista. Indipendente dalla collocazione istituzionale (Regione Vs Università), l’80% dei partecipanti ritiene infatti che il mancato riconoscimento del titolo di specialista sia causa di insoddisfazione tra i medici in formazione.

Figura 22

Analogamente, la figura 23 mostra che, secondo l’opinione dei partecipanti all’indagine, le principali cause di abbandono del CFSMG sono rappresentate dalla non equiparazione della borsa di studio alle scuole di specializzazione medica (74%) e dal mancato riconoscimento del titolo di specialista nel 58% dei casi. Solo in secondo piano compaiono lo scarso interesse per la MG e le non adeguatezza dell’offerta formativa del CFSMG.

Figura 23

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Le attività formative professionalizzanti

Infine, il sondaggio ha interpellato i partecipanti circa le possibili proposte per migliorare le attività formative professionalizzati.

La figura 24 evidenzia che è discorde il parere circa l’aumento delle ore di formazione presso il MMG.

Figura 24

Pure controverso è il parere circa l’opportunità di far rientrare come attività obbligatoria del CFSMG l’effettuazione di turni di CA.

Figura 25

Appare invece condiviso dalla quasi totalità dei partecipanti all’indagine l’utilità dello svolgimento, durante il CFSMG, di attività formative professionalizzanti presso il MMG quali l’effettuazione di vaccinazioni, di accessi ADI/ADP, di indagini strumentali o la gestione di ambulatori per patologie croniche.

Figura 26

Infine, in merito all’assicurazione professionale e per gli infortuni durante il CFSMG, la metà dei partecipanti all’indagine preferisce che i relativi oneri siano assunti dalla regione. Peraltro, il 13% evidenzia l’esigenza di avere forme assicurative più complete.

Figura 27

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Sintesi

  • Più dei due terzi dei partecipanti all’indagine si dichiara da mediamente a molto soddisfatto sia per l’offerta formativa complessiva ricevuta durante il CFSMG, sia per quella teorica, sia per quella pratica.
  • Circa tre quarti dei partecipanti all’indagine considera tuttavia l’attività pratica del CFSMG eccessivamente osservazionale e poco professionalizzante.
  • La valutazione circa l’offerta formativa delle diverse regioni è sostanzialmente sovrapponibile.
  • I partecipanti all’indagine, con ampia variabilità di pareri, formulano diversificate proposte di miglioramento del CFSMG: particolarmente apprezzata l’ipotesi di implementazione dell’offerta formativa con corsi specifici in diagnostica di primo livello (Ecografie, Spirometrie, ECG etc..).
  • La quasi totalità dei partecipanti all’indagine ritiene utile lo svolgimento, durante il CFSMG, di attività formative professionalizzanti presso il MMG quali l’effettuazione di vaccinazioni, di accessi ADI/ADP, di indagini strumentali o la gestione di ambulatori per patologie croniche.
  • Il 77% dei partecipanti ritiene che il corso debba trasformarsi in specializzazione universitaria mentre l’88% ritiene di mantenere l’attuale assetto regionale riconoscendo il titolo di specialista.
  • Indipendentemente dalla collocazione istituzionale, l’80% si ritiene insoddisfatto del mancato riconoscimento del titolo di specialista e il 90% della differenza di trattamento economico rispetto alle altre specializzazioni.

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Focus: La professione del Medico di Assistenza Primaria

Quale futuro per la figura del MMG

La quasi totalità dei partecipanti all’indagine, come prevedibile, ritiene che la figura del MMG sia ancora attuale.

Figura 28

Di contro, significative e numerose sono le condizioni dell’attuale professione di MMG che risultano essere non gradite: in primis l’eccessiva burocratizzazione, indicata da tre quarti dei partecipanti all’indagine; quindi la scarsa integrazione con gli specialisti, indicata da due terzi, e la marginalizzazione della MG, indicata dalla metà. Alle altre risposte già codificate con il quesito (limitazioni prescrittive, mancanza di core curriculum per la MG, conflittualità con i colleghi, quota capitaria, accesso libero dei pazienti), ne sono state segnalate numerose altre, tra le quali si citano:

Sulla collocazione del lavoro

  • “…La mancanza di una visione e progetto complessivo, nazionale, per la professione”
  • “…Essere considerato un medico di serie B più o meno da tutti: pazienti, colleghi ospedalieri, ma anche ASL, politica e istituzioni”
  •  “…Non essere riconosciuto specialista in medicina generale, come avviene nel resto d’Europa”
  •  “…Il retaggio storico e culturale (anche da parte di altri colleghi non MMG) sulla figura del MMG come prescrittore o medico dei sani”

Sulle possibilità operative

  • “…L’apparente assenza di prospettive di ricerca”
  • “…La limitazione prescrittiva di esami ematici e diagnostici”
  • “…La ridotta possibilità di eseguire esami strumentali di base e atti medici pratici”
  • “…L’assenza di strumenti diagnostici”
  • “…Un supporto informatico non adeguato”
  • “…Scarsi strumenti ICT a supporto del coordinamento clinico”

Sull’orario di lavoro

  •  “…Una definizione non chiara nell’accordo collettivo nazionale della “disponibilità” ore 8-20”
  • “…L’incubo del telefono”
  • “…Non avere tempo da dedicare alla propria famiglia e a sé stessi. Ironico essere medico di famiglia ma non avere tempo per stare con la propria famiglia”

 Sulle tutele lavorative

  • “… non avere ferie, malattia e gravidanza. Quando si sta male l’ultima cosa che si ha voglia di fare è chiamare per trovare un sostituto”
  •  “…Quota capitaria ridicola rispetto al carico di lavoro richiesto dalla medicina contemporanea”

Sul rapporto di lavoro

  • “…Il mancato rapporto di dipendenza”
  • “…Essere assunti come dipendenti in Case della Salute del SSN migliorerebbe le condizioni lavorative”.

Figura 29

 

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Le aspettative professionali

I partecipanti all’indagine hanno chiaramente espresso una visione della MG con caratteristiche diverse da quella della medicina ospedaliera: prevenzione, gestione delle cronicità, coordinamento delle attività cliniche sul singolo, domiciliarità.

Figura 30

Va in tal senso sottolineato che oltre alle attività codificate come possibili risposte, i partecipanti all’indagine ne hanno indicato numerose altre, tra le quali si riportano le seguenti:

Compiti professionali

  • “…Promozione salute”
  • “…Formazione ed educazione sanitaria”
  • “…Gestione delle acuzie di ambito non ospedaliero, counseling, diagnostica di primo livello, promozione della salute”
  • “…Diagnosi e Cura”
  • “…Diagnostica di primo livello in alcuni casi (ECG, spirometria, ecografia, holter pressorio e ECG)”
  • “…Gestione terapia di nuova generazione per diabete, fibrillazione atriale e BPCO”
  • “…Ricerca e farmacovigilanza”
  • “…Cure palliative”.

Integrazione socio-sanitaria

  • “…Il MMG ha una responsabilità sociale nei confronti del cittadino, nell’ambito della informazione sulla salute. Il MMG ha un rapporto di fiducia e conosce il paziente a livello anamnestico. È una figura senza la quale non potrebbe essere coordinata l’attività del SSN”
  • “… Attività di ‘sentinella sociale’ integrata nelle altre mansioni professionali”
  • “…Screening e gestione delle problematiche sociali ed assistenziali”
  • “…Gestione psicologica olistica della persona”
  • “…Gestione delle problematiche legate al contesto famigliare, socioeconomico e famigliare”
  • “…Creare relazione con/tra le persone, non solo assistiti, ma anche professionisti della salute”
  • “…Gestione integrata dei pazienti cronici con l’ospedale e i vari servizi (infermieristici, sociali, …).

Risultano chiaramente individuati gli strumenti diagnostici che i partecipanti all’indagine vorrebbero utilizzare nella loro attività di MG: ecografo, elettrocardiografo e spirometro per più di tre quarti, holter pressorio e dermatoscopio per la metà.

Figura 31

 

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La collaborazione tra le professioni

Risulta chiaro anche l’orientamento prevalente dei partecipanti all’indagine circa la necessità di lavorare in stretta collaborazione-contiguità con gli altri professionisti della salute, a partire dagli infermieri.

Figura 32

Emerge nella quasi totalità dei partecipanti (88%) la volontà di esercitare la professione in forme organizzative più complesse e multidisciplinari, a partire dall’unità più semplice del Micro-Team (14%) fino alle medicine di gruppo (36%) e Case della Salute o Centri Polifunzionali Territoriali (38%).  Più di due terzi dei partecipanti all’indagine hanno manifestato l’orientamento a svolgere la propria attività di MG all’interno di assetti organizzati interdisciplinari: un terzo in Case della Salute o Centri Polifunzionali Territoriali, con integrazione fra specialisti ambulatoriali, infermieri, segreteria, centro prelievi e altri servizi sanitari; un ulteriore terzo in Medicine di Gruppo con altri medici di AP, infermieri e segreteria.

È invece nettamente ridotta la proporzione di chi intende lavorare come Medico singolo nel proprio studio o in forme a bassa integrazione organizzativa (5%).

Figura 33

Nella voce “altro”, sono state evidenziate talune esigenze mirate, tra le quali si ritiene meritino menzione le seguenti:

  • “… Anche con possibilità di una rete di integrazione con gli specialisti che hanno in cura il paziente: ritengo fondamentale la cooperazione”
  • “…Dipende dal territorio, dall’offerta di servizi sanitari e dalla densità della popolazione”
  • “…In Case della Salute/AFT ma non solo per le opportunità di interazione con altri professionisti sanitari, ma soprattutto per l’idea di un’equipe fluida in continua evoluzione che non sempre guarda la dimensione sanitaria ma si apre verso anche altri aspetti importanti per la persona (non solo paziente)”
  • “…In un centro polifunzionale come dipendente SSN”.

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La collocazione istituzionale del MMG

I partecipanti si dividono a metà, con lieve prevalenza per il sì, sulla possibilità che il passaggio di contratto alla dipendenza possa migliorare le condizioni di lavoro.

Figura 34

 

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Sintesi

  • La quasi totalità dei partecipanti all’indagine ritiene che la figura del MMG sia ancora attuale.
  • L’eccessiva burocratizzazione, la scarsa integrazione con gli specialisti e la marginalizzazione della MG sono le condizioni dell’attuale professione di MMG meno gradite.
  • La visione della MG per i partecipanti all’indagine presenta caratteristiche nettamente diverse da quella della medicina ospedaliera.
  • L’orientamento prevalente dei partecipanti all’indagine è di lavorare in stretta collaborazione-contiguità con gli altri professionisti della salute, a partire dagli infermieri.
  • La quasi totalità dei partecipanti ha manifestato l’orientamento a svolgere la propria attività di MG all’interno di varie forme di medicina associativa, a partire dal micro team (14%) per passare alle medicine di gruppo e Case della Salute (36% e 38% rispettivamente).
  • È ridotta la proporzione di chi intende lavorare come MMG singolo o in forme a bassa integrazione organizzativa (3% e 2% rispettivamente).
  • I partecipanti si dividono a metà sulla possibilità che il passaggio di contratto alla dipendenza possa migliorare le condizioni di lavoro.

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Valutazioni conclusive

Risulta ben evidente nei risultati prima esposti, benché solo descrittivi, che nel corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia italiano la medicina generale occupa uno spazio del tutto marginale e solo raramente si configura come attività formativa organica e strutturata.

Ciò è ulteriormente confermato dalla scarsa soddisfazione (75% dei partecipanti all’indagine) dell’offerta formativa in Medicina Generale fruita durante il corso di laurea magistrale e dall’opinione, nella quasi totalità dei partecipanti all’indagine, che debba essere migliorata (95%) con oltre 2/3 dei partecipanti che desidera l’introduzione di lezioni universitarie curate da medici di medicina generale.

 

L’avvicinamento al mondo della Medicina Generale tende ad avvenire solo alla fine del corso di Laurea, in particolare in occasione dei tirocini per l’esame di stato o durante le sostituzioni di medici di medicina generale (70%).

Le motivazioni che orientano verso la professione di MMG sono nettamente diverse da quelle ospedaliere con netta prevalenza di chi apprezza maggiormente il setting assistenziale territoriale (79%).

 

Benché la maggioranza dei partecipanti all’indagine, in tutte le regioni, dichiari di essere soddisfatto per l’offerta formativa ricevuta durante il CFSMG, emergerebbe una valutazione ampiamente condivisa che l’attività pratica del CFSMG sia eccessivamente osservazionale e poco professionalizzante (72%). Il 40% si ritiene non soddisfatto dell’attività teorica.  Dall’indagine emergono numerose e diversificate proposte di miglioramento del CFSMG: dall’introduzione di strutturati ed organici corsi di diagnostica strumentale di primo livello, ad una riorganizzazione dell’attività pratica che deve avere maggior peso rispetto a quella teorica fino ad arrivare alla realizzazione della formazione-lavoro (88%) nell’ambito di attività vaccinale, domiciliare e gestione delle patologie croniche. La quasi totalità dei partecipanti (80%) considera infine come fortemente penalizzante il mancato riconoscimento di titolo di specialista indipendentemente dall’assetto istituzionale regionale o universitario. Il mancato riconoscimento di titolo di specialista è anche tra le principali cause di abbandono del corso dopo la non parificazione della borsa di studio a quella delle specializzazioni ospedaliere (74%).

 

Nei partecipanti all’indagine, la prospettiva prevalente è di lavorare in stretta collaborazione-contiguità con gli altri professionisti della salute, a partire dagli infermieri: più di due terzi dei partecipanti all’indagine hanno manifestato l’orientamento a svolgere la propria attività di MG all’interno di forme di medicina associativa (Case della Salute, Centri Polifunzionali Territoriali con presenze interdisciplinari, Medicina di Gruppo con collaboratori e microteam) mentre è residuale la percentuale di chi intende lavorare come MMG singolo (3%).

 

I partecipanti si dividono a metà, con lieve prevalenza per il sì, sulla possibilità che il passaggio di contratto alla dipendenza possa migliorare le condizioni di lavoro.

 

Quanto emerso dall’indagine suggerirebbe la necessità che il sistema universitario italiano ponga una nuova e consistente attenzione alle tematiche della MG sin dai primi anni del percorso di laurea in medicina e chirurgia. La formazione post-laurea del Corso di Formazione Specifico in Medicina Generale andrebbe riorganizzata riconoscendo maggiori attività pratiche professionalizzanti e il riconoscimento del titolo di specialista.

Dall’indagine risulterebbe che il patrimonio motivazionale dei giovani medici che si accingono ad entrare nel mondo della MG è ricco: risulterebbe quindi opportuno che le autorità politico-istituzionali, nazionali e locali, ne tengano opportunamente conto in modo da valorizzarlo in funzione della salute delle nostre comunità.

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